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SUL MASTER DI NATUROPATIA DELLA SAPIENZA

Ultimo Aggiornamento: 04/09/2009 13:10
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02/09/2009 13:35

IL DOCUMENTO UFFICIALE A FIRMA DELLE ASSOCIAZIONI SUL MASTER DELLA SAPIENZA
Apprendiamo del "nuovo" Master in Naturopatia" che l'Università la Sapienza ha avviato per il prossimo anno accademico 2009/2010. Pur apprezzando la lodevole iniziativa dello storico Ateneo romano, la cosa ahimè ci fa scaturire tutta una serie di riflessioni che agli occhi di molti possono essere improprie, ma agli occhi di chi, da tempo, a gran voce, chiede il riconoscimento della propria professionalità appaiono ovvie e obsolete.

Ci corre l'obbligo innanzitutto di porre immediatamente una prima sottolineatura: il master (denominazione impropria tutta italiana che però ormai è di uso comune per i perfezionamenti post-laurea) solitamente è una specializzazione per coloro i quali abbiano una laurea di settore e sono suddivisi in master di primo livello (per i possessori di lauree triennali) e master di secondo livello (per coloro i quali hanno invece conseguito una laurea specialistica).

In Italia, nonostante le insistenze di chi, da gran tempo, sta cercando di far assurgere a dignità questa disciplina, non esiste una "Laurea in Naturopatia" (come invece esiste nei paesi citati dallo stesso bando ufficiale del Master) e fino ad oggi, a dispetto delle richieste interlocutorie, nessuno vi ha mai posto seriamente orecchio. La Naturopatia, nel nostro paese, è stata sempre considerata terra di confine, fino ad essere assimilata ad una pratica tra il magico e il mistificatorio e quindi, poco degna di essere annoverata tra le discipline con dignità accademica. Oggi tuttavia, improvvisamente, qualcuno si ricorda che essa è "branca complementare che attraversa le discipline di base della medicina, anatomia, fisiologia, patologia ed altre (…) per permettere un interscambio comunicativo efficace tra figure diverse della medicina accademica con quella complementare, esercitata da personale sanitario, nel rispetto ippocratico del ´primum non nocère´" e nel farlo ci si appella a risoluzioni dell'OMS che da sempre le Associazioni di Naturopatia richiamano a gran voce per il riconoscimento della loro professionalità.

Ma torniamo al "master". Essendo quest'ultimo una specializzazione o approfondimento post-laurea, se pure di singole tematiche, dovrebbe presupporre che esso sia riservato a coloro i quali hanno un percorso di studio inerente alla materia da "approfondire".

E non solo. Dovrebbe garantire una maggiore specificità di intervento in alcuni ambiti peculiari della disciplina in oggetto.

Non esistendo una Laurea in Naturopatia, ci si aspetta che quantomeno il Master tenga conto del fatto che in Italia operano migliaia di Naturopati Diplomati e che quindi uno spazio sia riservato anche a loro o quantomeno che sia riservato esclusivamente a chi abbia competenze di base in ambito sanitario. E soprattutto ci si aspetta che il Master, essendo la Naturopatia una disciplina MAI contemplata nei curricula universitari, nemmeno quelli sanitari, abbia una lunghezza adeguata (almeno triennale) per una preparazione di tutto rispetto.

Ma, qual è la nostra costernazione quando, leggendo il bando, troviamo tutta una serie di "sorprese":

1. Tra le lauree accreditate all'ammissione, troviamo titoli quali Agronomia, Scienze Forestali, Fisica, e Ingegneria. Lauree di tutto rispetto, ma che a noi (forse ignoranti perchè Naturopati senza Master) sembrano molto poco "sanitarie". Basta quindi una Laurea che ruoti intorno all'area "scientifica" a garantire la professionalità di un operatore di quelle che vengono definite all'estero "Terapie Naturali" e che prevedono corsi accademici quadriennali? (non è necessario andare lontano basta osservare la vicinissima Spagna).

2. Il Master ha la durata di un solo anno. Basta l'autorevolezza di una Università come la Sapienza per stabilire che per la formazione di un Naturopata è necessario un percorso così breve di studio in controtendenza a tutte le altre nazioni europee?

3. Visto che (sempre leggiamo nelle finalità) "urge (…) fornire una definizione sintetica della Naturopatia clinica occidentale (…) onde impedire che venga confusa con altre forme non coerenti con l'indirizzo dello studio scientifico universitario" ci pare interessante sapere quali sono queste "forme non coerenti con l'indirizzo dello studio scientifico" e, soprattutto, sulla base di quali criteri possono essere definite "non coerenti" dal momento che non è mai stato stabilito alcun parametro epistemologico ufficiale della Naturopatia quale disciplina?

Potremmo ancora citare a piene mani attingendo solo dalle finalità del bando e per ogni frase porre accanto una nota polemica, ma ne lasciamo la lettura e le relative considerazioni personali ad ognuno perché è pubblico. A chiusura di questa nota vorremmo solo ribadire e sintetizzare alcuni interessanti quesiti ai quali sicuramente nessuna figura ufficiale darà mai risposta:

1. Perché per un Master come questo non è stato previsto nessun acceso ai Diplomati in Naturopatia che hanno magari frequentato una Scuola Quadriennale (al minimo Triennale) che li ha preparati allo studio specifico della Disciplina studiando Anatomia, Fisiologia, Patologia, Biochimica ecc. ecc. oltre a materie quali Valutazione del terreno, Iridologia, Nutrizione ecc. ecc., tipiche della disciplina. ?

2. Perché nessuna autorità accademica porge lo sguardo alla letteratura pubblicata in Italia sulla Naturopatia e non crea contatti con le Associazioni di base che stanno aprendo il dibattito sul profilo epistemologico della disciplina quale Scienza e Conoscenza della Salute?

3. Perché tutte le Scuole private che da anni con serietà e con percorsi qualificanti triennali o quadriennali, assolutamente in linea con i parametri europei si vedono disconoscere chi hanno formato fino ad oggi? Le scuole di Naturopatia in Italia non sono scuole pirata, ma Istituti di tutto rispetto che da tempo e a gran voce chiedono un riconoscimento dei loro profili e del profilo formativo della disciplina. Perché quindi, non è stato consentito l'accesso al master a tutti quei Naturopati che hanno conseguito questi titoli che, fino a prova contraria, nessuno ha mai definito ufficialmente NON VALIDI?

4. Perché il Direttore del Corso o i suoi organizzatori non hanno ritenuto necessario contattare le Associazioni di Categoria che, fino a prova contraria, sono rappresentative della realtà di questa professionalità sul territorio per stabilire finalmente un ponte di comunicazione per una Naturopatia seria, professionale e scientifica?

5. Il contenuto delle materie, le modalità e i criteri d'accesso del Master e l'obiettivo che l'Università persegue nulla hanno a che fare con la Naturopatia tradizionale, bensì rientrano nel settore della Naturoterapia. Utilizzando il termine Naturopatia, l'Università La Sapienza dimostrerebbe a livello internazionale di confondere Naturopatia con Naturoterapia creando una anomalia unicamente italiana a livello di fondamenti epistemologici della disciplina. E la cosa apparirebbe ancor più grave se tale errore fosse commesso da una delle Accademie più prestigiose. Perché, allora, non denominare questo corso "Tecniche di Naturoterapia", (perché di tecniche si tratta) lasciando alla Naturopatia vera e propria la dignità che si merita a livello formativo e che sembra già essere acquisita in ambito Europeo e Mondiale?

Sono domande alle quali ancora una volta non verrà data risposta ignorando una professionalità che da tempo opera sul territorio e con grande soddisfazione dell'utenza che a lei si rivolge. Ancora una volta ne viene disconosciuta e deprezzata la qualità.
Vogliamo attribuire le responsabilità alla mancanza di ascolto delle Istituzioni o all'ignoranza della materia da parte delle Accademie? Forse o non solo. A volte le responsabilità vanno condivise e probabilmente da parte della categoria c'è stato un silenzio che oggi però va spezzato a gran voce, per non correre il rischio di guardare al futuro con tristezza, mentre un Agronomo (con tutto il rispetto per i laureati in Agronomia) fa il Naturopata dopo un anno di Master, seppur erogato da una università statale.

INAT, Istituto Nazionale di Naturopatia
SIHEN, Sindacato Italiano Heilpraktiker e Naturopati
RUNI, Registro Unico Naturopati Italiani
Centro Studi Di Medicine Integrate ANEA- LA CASA DEL GLICINE
FNNHP, Federazione Nazionale Naturopati Heilpraktiker Professionisti
Associazione NATUROVALORIS
Associazione Italiana Medicina Bio Informazionale






[Modificato da INAT 03/09/2009 01:04]
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02/09/2009 14:00

OPINIONI A CONFRONTO
Pubblichiamo qui una interessante nota del Dott. Luca Avoledo, pubblicata sul Forum della Eurosalus, a commento delle "critiche"(che ovviamente speriamo tutti capiscano che non sono affatto polemiche, ma servono soprattutto a attivare un dialogo e una riflessione anche e soprattutto con le istituzioni accademiche)sul Master della Sapienza giunte da più parti. Nel post successivo cercheremo punto per punto di postare le nostre obiezioni e opinioni.

Premetto che non ho alcun interesse nel fare la difesa d'ufficio del Master in Naturopatia dell'Università La Sapienza. Non sono un docente del master, non sono coinvolto nella sua organizzazione, non ne sapevo niente fino a poche settimane fa.

Per di più, avendo una laurea in Scienze Naturali, sono tra quelle figure che, benché possano avere accesso al master, non potrebbero esercitare la naturopatia ai sensi della definizione fornita nel bando ("Per naturopatia si intende il consulto e/o il trattamento che la figura sanitaria riconosciuta, può effettuare, su richiesta dell´utente, come azione di complemento a quella per la quale già è stata abilitata"), bando che, nell'aprire a lauree non sanitarie, ma nell'affrettarsi nel contempo a esplicitare che i possessori di tali lauree non possono praticare la naturopatia, mi pare abbia commesso un formidabile errore, se non altro di marketing.

Io per primo trovo che il master così come definito abbia aspetti perfettibili. Ma credo che siano innegabili le sue potenzialità di tramite verso l'individuazione di altri percorsi di studio più congrui del master stesso e, soprattutto, di stimolo legislativo.

Per questo e per molte delle ragioni elencate qui (tra cui il fatto che il master riconosce esplicitamente nel naturopata una figura di supporto alla salute e che inserisce il naturopata nel sanitario, a differenza di tutta la più o meno recente produzione legislativa regionale in merito), trovo davvero arduo sostenere, come fa Rosenz, che il master non rappresenti una novità nello stagnantissimo panorama della naturopatia italiana o che addirittura, come sostiene l'Inat, sia "Il Master del nulla". Che poi la novità possa piacere o meno è un altro discorso.

Certo, come afferma Umberto, solo una legge potrà dire cosa sarà la naturopatia e non certo il bando di un master. Ma il Master di Naturopatia della Sapienza traccia una strada importante. E, nell'emanazione di una legge, è verosimile che si partirà dai presupposti esistenti, ancor più se afferenti all'ambito universitario.

Trovo opinabile quanto afferma Rosenz, ovvero che "chi svolge oggi (seriamente) la professione di Naturopata deve aver seguito un iter di studi almeno triennale ed in seguito aver effettuato corsi di aggiornamento e/o specializzazione". Chi lo dice? Anche questo può non piacere, ma, in mancanza di una legge, nessuno può sostenere che la naturopatia debba essere fatta in un modo piuttosto che in un altro. E quello che afferma Rosenz vale tanto quanto quello che dico io. O l'Università La Sapienza...

Mi sembra poi pretestuoso affermare che un anno di master non basterebbe a dare la qualifica di naturopata. Il master è di 1.500 ore, un numero ben più alto di ore di insegnamento di quello impartito dalla maggioranza delle scuole private in tre anni, nel corso di alcuni weekend. Credo che l'unica, imminente, novità negativa sia proprio legata a questo aspetto e riguardi le scuole private, che quest'anno potrebbero perdere alcuni iscritti: un laureato in discipline sanitarie, che fino a ieri poteva frequentare solo una scuola privata, adesso verosimilmente sceglierà l'università. E posso comprenderlo. Perché ciò che è negativo per qualcuno è positivo per altri: il citato laureato farà un percorso di studi universitario, dello stesso numero di ore se non addirittura più alto, in un anno piuttosto che in tre, evitando per giunta di pagare il triplo...

Capisco molte delle perplessità manifestate da quei naturopati che, anche volendo, non avrebbero i titoli per iscriversi al master. Il master, comunque, non si pone come uno studio aggiuntivo, di specializzazione, per i naturopati, bensì allo stesso livello di una scuola di naturopatia. E si rivolge quindi a chi la naturopatia non l'ha mai studiata, non tanto ai naturopati già formati.

Detto questo, è chiaro che conseguire un titolo universitario può indubbiamente rappresentare una carta in più in occasione di un riconoscimento/sanatoria dei professionisti già operanti sul territorio, qualora venisse approvata una legge istitutiva del naturopata.

Ma non è certo la mancata frequenza di questo master che impedirà ai naturopati già formati di praticare la naturopatia, bensì, eventualmente, una futura legge.

Sarà compito delle associazioni di categoria battagliare fino all'ultimo per far sì che tale legge contempli una sanatoria ben fatta, che non escluda professionisti che, pur senza studi in ambito sanitario, operano con serietà e successo ormai da molti anni, magari anche con ore e ore di formazione aggiuntiva alle spalle.

E questo mi sembra il punto più delicato. Le associazioni di categoria esistenti in Italia - e qui rispondo anche all'Inat - o sono più o meno palesemente legate a scuole private (e quindi, per tali aspetti, in evidente conflitto di interessi, vedendo nell'università un pericoloso concorrente) o sono rappresentative dei naturopati solo nelle speranze e non nei numeri, quando non addirittura le due cose insieme. Credo che anche questo sia uno dei motivi per cui gli organizzatori del Master di Naturopatia della Sapienza non hanno sentito la necessità di contattare le associazioni di categoria. Chi avrebbero dovuto interpellare, nel frastagliato panorama delle associazioni italiane di naturopatia, per avere indicazioni chiare e univoche? Anni di inerzia e l'incapacità di individuare e perseguire un'efficace strategia comune per il riconoscimento della naturopatia purtroppo prima o poi si pagano.

Dr. Luca Avoledo
Naturopata
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02/09/2009 15:02

Re: OPINIONI A CONFRONTO
Scrive il Dott. Avoledo (da questo momento citeremo in corsivo le opinioni del Dott. Avoledo, e colorate di rosso le note dell'Inat)

Per questo e per molte delle ragioni elencate qui (tra cui il fatto che il master riconosce esplicitamente nel naturopata una figura di supporto alla salute e che inserisce il naturopata nel sanitario, a differenza di tutta la più o meno recente produzione legislativa regionale in merito), trovo davvero arduo sostenere, come fa Rosenz, che il master non rappresenti una novità nello stagnantissimo panorama della naturopatia italiana o che addirittura, come sostiene l'Inat, sia "Il Master del nulla". Che poi la novità possa piacere o meno è un altro discorso.

L'Inat nel denominare la sua prima nota "Il Master del nulla" aveva inteso sottolineare quelli che a suo parere erano i vuoti nella strutturazione del Master e che nel testo del documento ha molto attentamente argomentato. Nulla di dispregiativo quindi, ma sicuramente di provocatorio per attivare una discussione sull'argomento. E siamo bene felici di vedere che la provocazione ha funzionato. La cosa che ci sorprende nella nota del Dott. Avoledo che da anni è fecondo di pubblicazioni sul web sulla disciplina e sul riconoscimento professionale, che fino a qualche anno fa egli stesso era fautore di una via "non sanitaria" della Naturopatia. Ci fa piacere constatare che adesso la sua opinione è cambiata, poichè dalla Svizzera alla Spagna, gli ultimi orientamenti europei sono diretti proprio in tal senso. Quello che però ci fa sorridere in maniera indulgente è il fatto che un uomo di esperienza come il Dott. Avoledo nn abbia intuito la necessità della introduzione del Master in ambito "sanitario", dovuta a questioni puramente formali. Altro sarebbe stato se, questa immissione nel sanitario fosse scaturita a monte, da una riflessione più ampia e condivisa tra mondo Accademico e mondo della Naturopatia

Certo, come afferma Umberto (NDR:Villanti Presidente dell'INAT), solo una legge potrà dire cosa sarà la naturopatia e non certo il bando di un master. Ma il Master di Naturopatia della Sapienza traccia una strada importante. E, nell'emanazione di una legge, è verosimile che si partirà dai presupposti esistenti, ancor più se afferenti all'ambito universitario.

Il Dott. Avoledo crede davvero che basti un Master per smuovere una vacatio legis che fino ad oggi non ha avuto riscontri per motivi che, sappiamo tutti, sono primariamente dovuti prima di tutto alla presunta conflittualità con le professioni sanitarie e ad una mancanza totale di conoscenza e informazione sulla disciplina da parte sia delle Istituzini che delle Accademie? Chi dovrebbe colmare questo vuoto? Un Master universitario di un solo anno di studio? Altro è lo statuto epistemologico di una disciplina, altro è stabilirne fondamenti, itinerari, costruzione scientifico/disciplinare. Se bastasse un precedente così banale, allora perchè non prendere da esempio quello che, ben più corposamente è già stato fatto nelle altre Nazioni europee, dove non si parla di Master, ma di veri e propri percorsi curriculari di tutto rispetto e non certamente annuali?

Trovo opinabile quanto afferma Rosenz, ovvero che "chi svolge oggi (seriamente) la professione di Naturopata deve aver seguito un iter di studi almeno triennale ed in seguito aver effettuato corsi di aggiornamento e/o specializzazione". Chi lo dice? Anche questo può non piacere, ma, in mancanza di una legge, nessuno può sostenere che la naturopatia debba essere fatta in un modo piuttosto che in un altro. E quello che afferma Rosenz vale tanto quanto quello che dico io. O l'Università La Sapienza...Mi sembra poi pretestuoso affermare che un anno di master non basterebbe a dare la qualifica di naturopata. Il master è di 1.500 ore, un numero ben più alto di ore di insegnamento di quello impartito dalla maggioranza delle scuole private in tre anni, nel corso di alcuni weekend. Credo che l'unica, imminente, novità negativa sia proprio legata a questo aspetto e riguardi le scuole private, che quest'anno potrebbero perdere alcuni iscritti: un laureato in discipline sanitarie, che fino a ieri poteva frequentare solo una scuola privata, adesso verosimilmente sceglierà l'università. E posso comprenderlo. Perché ciò che è negativo per qualcuno è positivo per altri: il citato laureato farà un percorso di studi universitario, dello stesso numero di ore se non addirittura più alto, in un anno piuttosto che in tre, evitando per giunta di pagare il triplo...Capisco molte delle perplessità manifestate da quei naturopati che, anche volendo, non avrebbero i titoli per iscriversi al master.

Ci dispiace contraddire ancora una volta il Dott. Avoledo e ci sorprende molto che queste affermazioni arrivino proprio da lui che in qualche modo fa opera di "informazione" da tempo. In mancanza di regole si devono creare regolamentazioni interne. In modo più o meno giusto fno ad oggi le Associazioni questo lavoro lo hanno fatto, elaborando codici deontologici e strutturando elenchi e registri. La vera debolezza è stata, ed è tutt'oggi, la frammentarietà, ma non certo la mancanza di requisiti minimi essenziali sulla Naturopatia che, ci piaccia o no, in qualche modo esistono, magari da rivedere e da ristrutturare, ma comunque esistenti e sono:
1. Un minimo arco di studio triennale (e in molti casi ormai quadriennale)
2. L'iscrizione ad una Associazione di Categoria
3. L'adesione ad un codice deontologico
Può darsi che agli occhi di molti sia poca cosa, ma certamente non si può dire, come afferma il Dott. Avoledo che esista una completa e assoluta anarchia. Certamente molto c'è da modificare, sistematizzare e perfezionare, soprattutto dal punto di vista di un curricolo disciplinare unitario e condiviso, ma non gettamo via l'esistente, altrimenti correremo il serio rischio di essere considerati al minimo dei ciarlatani, se non, più pericolosamente, dei fuorilegge. Sulla economia di costi inoltre sarebbe tutto da vedere, in quanto non ci sembra infatti che il Master della Sapienza abbia dei costi per così dire "popolari". Ma la cosa che ci sorprende di più (visto il ruolo fino ad oggi avuto dal Dott. Avoledo nelle sua associazione di Naturopatia, la FNNHP come rappresentante a vari tavoli di consultazione) è che lui faccia una discriminazione tra Naturopati di serie A (quelli con la laurea che possono permettersi la frequenza del Master) e Naturopati di Serie B, i quali pur avendo frequentato tre o quattro anni di Scuola se pure privata, non hanno diritto a questa frequenza. Ma anzi, in questa nota, vedono considerato dal un collega (il che ci appare ancora più grave) il loro diploma praticamente "carta straccia".



Il master, comunque, non si pone come uno studio aggiuntivo, di specializzazione, per i naturopati, bensì allo stesso livello di una scuola di naturopatia. E si rivolge quindi a chi la naturopatia non l'ha mai studiata, non tanto ai naturopati già formati.
Questa affermazione ancora più grave, sarebbe come dire ad un qualsiasi professionista che ambisca operare nel delicato campo della salute, che possa bastare UN SOLO ANNO DI STUDIO per essere abilitato in campo sanitario. Ovviamente se l'operatore proviene da studi sanitari la cosa è lapalissiana, ma cosa dire nel caso di chi non abbia una laurea sanitaria (come ad esempio i laureati in Fisica o in Scienze Forestali lauree ammesse per poter accedere al Master). Veramente il Dott. Avoledo ha così poca stima della sua professione da credere che possa bastare un solo anno di studio per poter diventare Naturopata?



Detto questo, è chiaro che conseguire un titolo universitario può indubbiamente rappresentare una carta in più in occasione di un riconoscimento/sanatoria dei professionisti già operanti sul territorio, qualora venisse approvata una legge istitutiva del naturopata. Ma non è certo la mancata frequenza di questo master che impedirà ai naturopati già formati di praticare la naturopatia, bensì, eventualmente, una futura legge. Sarà compito delle associazioni di categoria battagliare fino all'ultimo per far sì che tale legge contempli una sanatoria ben fatta, che non escluda professionisti che, pur senza studi in ambito sanitario, operano con serietà e successo ormai da molti anni, magari anche con ore e ore di formazione aggiuntiva alle spalle. E questo mi sembra il punto più delicato. Le associazioni di categoria esistenti in Italia - e qui rispondo anche all'Inat - o sono più o meno palesemente legate a scuole private (e quindi, per tali aspetti, in evidente conflitto di interessi, vedendo nell'università un pericoloso concorrente) o sono rappresentative dei naturopati solo nelle speranze e non nei numeri, quando non addirittura le due cose insieme. Credo che anche questo sia uno dei motivi per cui gli organizzatori del Master di Naturopatia della Sapienza non hanno sentito la necessità di contattare le associazioni di categoria. Chi avrebbero dovuto interpellare, nel frastagliato panorama delle associazioni italiane di naturopatia, per avere indicazioni chiare e univoche? Anni di inerzia e l'incapacità di individuare e perseguire un'efficace strategia comune per il riconoscimento della naturopatia purtroppo prima o poi si pagano.



Ci domandiamo di quale sanatoria si possa parlare se i titoli esistenti non avranno una qualche forma di riconoscimento. E' vero, nel variegato mondo senza regole della Naturopatia italiana esistono scuole che da quasi vent'anni svolgono il loro lavoro con correttezza e serietà, così come esistono realtà discutibili che gettano ombra anche sul lavoro serio e fondato di molti. Ma proprio per questo motivo non si può non considerare che nel vuoto formativo che le istituzioni non hanno voluto colmare, la formazione è stata portata avanti dalle scuole private, e se oggi comunque esiste anche una realtà di professionisti preparati e seri (lo stesso Dott. avoledo in fondo è "figlio" di queste realtà formative) lo si deve a loro. Al nostro collega, che invidiamo per le sue eburnee certezze, tuttavia sta forse sfuggendo che non solo esistono neonate associazioni che non fanno capo a nessuna scuola, ma che gli ultimi orientamenti sono diretti proprio verso il superamento di personalismi e conflitti di interesse, nel tentaivo di una unità anche sotto il profilo della formazione, e sarebbe sorpreso nel constatare che i tentativi si stanno rivelando fecondi.
Forse ormai troppo impegnato nella sua collaborazione con la Eurosalus, portale medico di grande interesse e fecondo di informazioni anche nel campo della Naturopatia, (diretto e gestito dal pregiatissimo Dott. Speciani a cui facciamo gli auguri per la sua docenza al Master di Naturopatia della Sapienza) il Dott. Avoledo si è un pò "scollato" dal mondo della Naturopatia, magari perchè disilluso, come si può cogliere dalle sue parole disincantate e dalla sua critica a nostro parere un pò troppo personalistica. Tuttavia poichè riconosciamo il suo valore come professionista e come divulgatore, speriamo che questo dibattito lo trovi comunque pronto e oggettivo, come lo abbiamo sempre conosciuto e come speriamo continui ad essere nelle sue esternazioni.




Un caro saluto al Dott. Avoledo che speriamo presto poter leggere personalmente su queste pagine

Il COMITATO DIRETTIVO DELL'INAT
[Modificato da INAT 03/09/2009 02:34]
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03/09/2009 13:19

Competenza!
Mi meraviglio che Luca non conosca come funziona il sistema dei CFU in Italia.
Facciamo chiarezza:
Un master è sempre di 60 crediti formativi.
UN CFU = 25 ore di apprendimento composto da ore frontali, tirocinio e autoapprendimento.
Va da sè che nel caso del Master in questione non si tratta di 1500 ore frontali, come sembra far intendere Luca, che porterebbero i crediti a 180, equivalenti ad una laurea triennale o a quello che ricevono gli studenti italiani dalle tanto vituperate scuole di naturopatia, le migliori, ovviamente!
Lottiamo tanto per la qualificazione del settore e poi sosteniamo che questo master è sufficiente affinchè un agronomo o un dottore in fisica sia qualificato per fare il naturopata! [SM=g28001]
Un bel tacer non fu mai scritto, Luca.
Era meglio far finta di niente

Vera
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Età: 28
Sesso: Femminile
03/09/2009 15:22

LA BUONA E LA CATTIVA FEDE
Il nostro Presidente Umberto Villanti, ha postato sul Forum di Naturopatia gestito dal Dott. Avoledo il seguente post:

Carissimo Luca, per amore della libera e democratica informazione e per il costume che ci contraddistingue di confronto aperto e leale, metto qui il link del forum dell’INAT dove abbiamo minuziosamente risposto alla tua nota sul Master di Naturopatia della Sapienza. Saremmo estremamente lieti di avere sulle nostre pagine anche la tua presenza , in modo tale da poter condurre il nostro confronto in entrambi gli spazi.

Cordiali saluti

Umberto Villanti - presidente INAT


La Risposta del Dott. Avoledo è stata la seguente:

Caro Umberto,

d'accordo che l'INAT abbia bisogno di farsi pubblicità, ma visto che la discussione è nata e si sta sviluppando sul forum di Eurosalus, non capisco perché non abbiate pubblicato anche qui la vostra risposta, che per giunta è indirizzata a me.

Nonostante i toni sarcastici e le affermazioni che pretestuosamente mi avete attribuito nella stessa, sarebbe stato più facile intravedere un modo di agire "aperto e leale", oltre che un gesto di buona educazione nei confronti dei naturopati che ci seguono.

Dr. Luca Avoledo
Naturopata


Ovviamente il Presidente replicherà non appena possibile e pubblicheremo contestualmente la sua replica, tuttavia ci chiediamo come può non venire in mente al Dott. Avoledo l'evidente CONTRADDIZIONE delle sue azioni e parole. Lancia strali contro il conflitto di interesse e poi fa delle considerazioni relativamente al Master, dichiaratamente di parte. E dove? Su un forum che dovrebbe essere super partes, ma che invece super partes non lo è affatto, poichè ospitato sul portale di Eurosalus del Dott. Speciani, che è uno dei docenti del Master della Sapienza e con cui il Dott. Avoledo collabora anche professionalmente. Ci domandiamo a questo punto chi è che non ha rispetto dei naturopati che frequentano quel forum.....
[Modificato da INAT 03/09/2009 16:29]
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04/09/2009 12:39

A conclusione del questo breve scambio tra INAT e il Dott. Avoledo vorremmo chiarire che i motivi che ci portano da questo momento a non trattare più dell'argomento "Master Sapienza" sul Forum di Naturopatia di Eurosalus, non sono legati ne ad una nostra personale acrimonia nei confronti del portale di Eurosalus che da tempo e con grande passione ed efficacia fa informazione sulle Medicina Complementari e ne alla persona del suo Direttore Dott. Attilio Speciani nei confronti del quale ribadiamo ancora una volta la nostra stima. Riteniamo soltanto che, essendoci coinvolgimenti diretti di persone e situazioni, non sia quella l'arena più adatta per una discussione serena e, soprattutto oggettiva. Non si può guardare al conflitto di interesse soltanto a senzo unico. Non c'è nessun tipo di recriminazione o di polemica astiosa nei confronti di alcuno, almeno per quanto ci riguarda. L' INAT è nato per perseguire un obiettivo di unità e di raccordo dell'esistente ed è orientato ad una Naturopatia che sia riconosciuta nella sua dignità disciplinare e che possa, senza danno per alcuno e nel rispetto di tutto quello che si è fatto fino ad oggi, realizzare in modo concreto una sinergia con tutte le nuove realtà formative di tipo accademico che si potranno affacciare all'orizzonte e le realtà formative che fino a prova contraria nel vuoto istituzionale di questi ultimi vent'anni, ha dignitosamente preparato professionisti (come del resto lo stesso Dott. Avoledo) che a tutt'oggi operano con serietà e dedizione. Speriamo che questa nostra iniziativa interlocutoria con L'Università La Sapienza, possa avviare un serio e concreto dialogo che abbia come conseguenza una fattiva e duratura collaborazione con le Istituzioni e un riconoscimento doveroso di chi, fino ad oggi non ha fatto altro che chiedere una dignità professionale.
Siamo disponibili comunque in questo spazio per qualsiasi tipo di delucidazione o commento sull'argomento. Ringraziando il Dott. Avoledo per la ospitalità prestataci lo salutiamo cordialmente e speriamo di poter avere ancora con lui scambi fruttuosi sulla disciplina


Carissimo Luca, a nome di tutto il comitato dell'INAT ti rispondiamo:

"vedo che sei entrato in una mentalità un pò troppo commerciale che non ci appartiene. Vedi gente che vuole farsi pubblicità dappertiutto e per giunta in malafede. Se non ci è sembrato il caso di postare qui la nostra nota è stato proprio per evitare quel "conflitto di interesse" su cui tu tanto ti soffermi per altri. Il Dott. Speciani (direttore e responsabile della Eurosalus che stimiamo e ripettiamo) è uno dei Docenti del Master della Sapienza. Ci sembrava quantomeno poco ortodosso proseguire qui una discussione che, ci sembrava, tu fossi un pò troppo parziale nel giudicare. Noi stiamo cercando di portare le ragioni dei Naturopati e non di un amico o un professionista (validissimo ribadiamo per altro nel caso del Dott. Speciani)che in qualche modo ha rapporti con noi.
Tutto qui. Ci dispiace che tu abbia inteso come scarcastiche o pretestuose le nostre note. Erano invece un modo per far vedere tanti aspetti della questione. Ci domandiamo a questo punto CHI non abbia rispetto per i Naturopati che seguono il tuo forum: se tu che per convinzione o per altro sponsorizzi un Master in cui il responsabile del sito che ti ospita e con cui presumibilmente hai tutta una serie di collaborazioni, o noi che non nascondiamo nulla dei nostri rapporti con Associazioni e Scuole che a noi sono confederate. Ogni ulteriore commento è superfluo. Chi vorrà leggere la nostra risposta è gradito ospite del nostro forum che riteniamo essere, per i motivi appena esposti la sede più adatta per un sereno dibattito".

Umberto Villanti


Il Comitato Direttivo dell'INAT

[Modificato da INAT 04/09/2009 13:10]
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