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SUL MASTER DI NATUROPATIA DELLA SAPIENZA

Ultimo Aggiornamento: 04/09/2009 13:10
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Città: ROMA
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02/09/2009 15:02

Re: OPINIONI A CONFRONTO
Scrive il Dott. Avoledo (da questo momento citeremo in corsivo le opinioni del Dott. Avoledo, e colorate di rosso le note dell'Inat)

Per questo e per molte delle ragioni elencate qui (tra cui il fatto che il master riconosce esplicitamente nel naturopata una figura di supporto alla salute e che inserisce il naturopata nel sanitario, a differenza di tutta la più o meno recente produzione legislativa regionale in merito), trovo davvero arduo sostenere, come fa Rosenz, che il master non rappresenti una novità nello stagnantissimo panorama della naturopatia italiana o che addirittura, come sostiene l'Inat, sia "Il Master del nulla". Che poi la novità possa piacere o meno è un altro discorso.

L'Inat nel denominare la sua prima nota "Il Master del nulla" aveva inteso sottolineare quelli che a suo parere erano i vuoti nella strutturazione del Master e che nel testo del documento ha molto attentamente argomentato. Nulla di dispregiativo quindi, ma sicuramente di provocatorio per attivare una discussione sull'argomento. E siamo bene felici di vedere che la provocazione ha funzionato. La cosa che ci sorprende nella nota del Dott. Avoledo che da anni è fecondo di pubblicazioni sul web sulla disciplina e sul riconoscimento professionale, che fino a qualche anno fa egli stesso era fautore di una via "non sanitaria" della Naturopatia. Ci fa piacere constatare che adesso la sua opinione è cambiata, poichè dalla Svizzera alla Spagna, gli ultimi orientamenti europei sono diretti proprio in tal senso. Quello che però ci fa sorridere in maniera indulgente è il fatto che un uomo di esperienza come il Dott. Avoledo nn abbia intuito la necessità della introduzione del Master in ambito "sanitario", dovuta a questioni puramente formali. Altro sarebbe stato se, questa immissione nel sanitario fosse scaturita a monte, da una riflessione più ampia e condivisa tra mondo Accademico e mondo della Naturopatia

Certo, come afferma Umberto (NDR:Villanti Presidente dell'INAT), solo una legge potrà dire cosa sarà la naturopatia e non certo il bando di un master. Ma il Master di Naturopatia della Sapienza traccia una strada importante. E, nell'emanazione di una legge, è verosimile che si partirà dai presupposti esistenti, ancor più se afferenti all'ambito universitario.

Il Dott. Avoledo crede davvero che basti un Master per smuovere una vacatio legis che fino ad oggi non ha avuto riscontri per motivi che, sappiamo tutti, sono primariamente dovuti prima di tutto alla presunta conflittualità con le professioni sanitarie e ad una mancanza totale di conoscenza e informazione sulla disciplina da parte sia delle Istituzini che delle Accademie? Chi dovrebbe colmare questo vuoto? Un Master universitario di un solo anno di studio? Altro è lo statuto epistemologico di una disciplina, altro è stabilirne fondamenti, itinerari, costruzione scientifico/disciplinare. Se bastasse un precedente così banale, allora perchè non prendere da esempio quello che, ben più corposamente è già stato fatto nelle altre Nazioni europee, dove non si parla di Master, ma di veri e propri percorsi curriculari di tutto rispetto e non certamente annuali?

Trovo opinabile quanto afferma Rosenz, ovvero che "chi svolge oggi (seriamente) la professione di Naturopata deve aver seguito un iter di studi almeno triennale ed in seguito aver effettuato corsi di aggiornamento e/o specializzazione". Chi lo dice? Anche questo può non piacere, ma, in mancanza di una legge, nessuno può sostenere che la naturopatia debba essere fatta in un modo piuttosto che in un altro. E quello che afferma Rosenz vale tanto quanto quello che dico io. O l'Università La Sapienza...Mi sembra poi pretestuoso affermare che un anno di master non basterebbe a dare la qualifica di naturopata. Il master è di 1.500 ore, un numero ben più alto di ore di insegnamento di quello impartito dalla maggioranza delle scuole private in tre anni, nel corso di alcuni weekend. Credo che l'unica, imminente, novità negativa sia proprio legata a questo aspetto e riguardi le scuole private, che quest'anno potrebbero perdere alcuni iscritti: un laureato in discipline sanitarie, che fino a ieri poteva frequentare solo una scuola privata, adesso verosimilmente sceglierà l'università. E posso comprenderlo. Perché ciò che è negativo per qualcuno è positivo per altri: il citato laureato farà un percorso di studi universitario, dello stesso numero di ore se non addirittura più alto, in un anno piuttosto che in tre, evitando per giunta di pagare il triplo...Capisco molte delle perplessità manifestate da quei naturopati che, anche volendo, non avrebbero i titoli per iscriversi al master.

Ci dispiace contraddire ancora una volta il Dott. Avoledo e ci sorprende molto che queste affermazioni arrivino proprio da lui che in qualche modo fa opera di "informazione" da tempo. In mancanza di regole si devono creare regolamentazioni interne. In modo più o meno giusto fno ad oggi le Associazioni questo lavoro lo hanno fatto, elaborando codici deontologici e strutturando elenchi e registri. La vera debolezza è stata, ed è tutt'oggi, la frammentarietà, ma non certo la mancanza di requisiti minimi essenziali sulla Naturopatia che, ci piaccia o no, in qualche modo esistono, magari da rivedere e da ristrutturare, ma comunque esistenti e sono:
1. Un minimo arco di studio triennale (e in molti casi ormai quadriennale)
2. L'iscrizione ad una Associazione di Categoria
3. L'adesione ad un codice deontologico
Può darsi che agli occhi di molti sia poca cosa, ma certamente non si può dire, come afferma il Dott. Avoledo che esista una completa e assoluta anarchia. Certamente molto c'è da modificare, sistematizzare e perfezionare, soprattutto dal punto di vista di un curricolo disciplinare unitario e condiviso, ma non gettamo via l'esistente, altrimenti correremo il serio rischio di essere considerati al minimo dei ciarlatani, se non, più pericolosamente, dei fuorilegge. Sulla economia di costi inoltre sarebbe tutto da vedere, in quanto non ci sembra infatti che il Master della Sapienza abbia dei costi per così dire "popolari". Ma la cosa che ci sorprende di più (visto il ruolo fino ad oggi avuto dal Dott. Avoledo nelle sua associazione di Naturopatia, la FNNHP come rappresentante a vari tavoli di consultazione) è che lui faccia una discriminazione tra Naturopati di serie A (quelli con la laurea che possono permettersi la frequenza del Master) e Naturopati di Serie B, i quali pur avendo frequentato tre o quattro anni di Scuola se pure privata, non hanno diritto a questa frequenza. Ma anzi, in questa nota, vedono considerato dal un collega (il che ci appare ancora più grave) il loro diploma praticamente "carta straccia".



Il master, comunque, non si pone come uno studio aggiuntivo, di specializzazione, per i naturopati, bensì allo stesso livello di una scuola di naturopatia. E si rivolge quindi a chi la naturopatia non l'ha mai studiata, non tanto ai naturopati già formati.
Questa affermazione ancora più grave, sarebbe come dire ad un qualsiasi professionista che ambisca operare nel delicato campo della salute, che possa bastare UN SOLO ANNO DI STUDIO per essere abilitato in campo sanitario. Ovviamente se l'operatore proviene da studi sanitari la cosa è lapalissiana, ma cosa dire nel caso di chi non abbia una laurea sanitaria (come ad esempio i laureati in Fisica o in Scienze Forestali lauree ammesse per poter accedere al Master). Veramente il Dott. Avoledo ha così poca stima della sua professione da credere che possa bastare un solo anno di studio per poter diventare Naturopata?



Detto questo, è chiaro che conseguire un titolo universitario può indubbiamente rappresentare una carta in più in occasione di un riconoscimento/sanatoria dei professionisti già operanti sul territorio, qualora venisse approvata una legge istitutiva del naturopata. Ma non è certo la mancata frequenza di questo master che impedirà ai naturopati già formati di praticare la naturopatia, bensì, eventualmente, una futura legge. Sarà compito delle associazioni di categoria battagliare fino all'ultimo per far sì che tale legge contempli una sanatoria ben fatta, che non escluda professionisti che, pur senza studi in ambito sanitario, operano con serietà e successo ormai da molti anni, magari anche con ore e ore di formazione aggiuntiva alle spalle. E questo mi sembra il punto più delicato. Le associazioni di categoria esistenti in Italia - e qui rispondo anche all'Inat - o sono più o meno palesemente legate a scuole private (e quindi, per tali aspetti, in evidente conflitto di interessi, vedendo nell'università un pericoloso concorrente) o sono rappresentative dei naturopati solo nelle speranze e non nei numeri, quando non addirittura le due cose insieme. Credo che anche questo sia uno dei motivi per cui gli organizzatori del Master di Naturopatia della Sapienza non hanno sentito la necessità di contattare le associazioni di categoria. Chi avrebbero dovuto interpellare, nel frastagliato panorama delle associazioni italiane di naturopatia, per avere indicazioni chiare e univoche? Anni di inerzia e l'incapacità di individuare e perseguire un'efficace strategia comune per il riconoscimento della naturopatia purtroppo prima o poi si pagano.



Ci domandiamo di quale sanatoria si possa parlare se i titoli esistenti non avranno una qualche forma di riconoscimento. E' vero, nel variegato mondo senza regole della Naturopatia italiana esistono scuole che da quasi vent'anni svolgono il loro lavoro con correttezza e serietà, così come esistono realtà discutibili che gettano ombra anche sul lavoro serio e fondato di molti. Ma proprio per questo motivo non si può non considerare che nel vuoto formativo che le istituzioni non hanno voluto colmare, la formazione è stata portata avanti dalle scuole private, e se oggi comunque esiste anche una realtà di professionisti preparati e seri (lo stesso Dott. avoledo in fondo è "figlio" di queste realtà formative) lo si deve a loro. Al nostro collega, che invidiamo per le sue eburnee certezze, tuttavia sta forse sfuggendo che non solo esistono neonate associazioni che non fanno capo a nessuna scuola, ma che gli ultimi orientamenti sono diretti proprio verso il superamento di personalismi e conflitti di interesse, nel tentaivo di una unità anche sotto il profilo della formazione, e sarebbe sorpreso nel constatare che i tentativi si stanno rivelando fecondi.
Forse ormai troppo impegnato nella sua collaborazione con la Eurosalus, portale medico di grande interesse e fecondo di informazioni anche nel campo della Naturopatia, (diretto e gestito dal pregiatissimo Dott. Speciani a cui facciamo gli auguri per la sua docenza al Master di Naturopatia della Sapienza) il Dott. Avoledo si è un pò "scollato" dal mondo della Naturopatia, magari perchè disilluso, come si può cogliere dalle sue parole disincantate e dalla sua critica a nostro parere un pò troppo personalistica. Tuttavia poichè riconosciamo il suo valore come professionista e come divulgatore, speriamo che questo dibattito lo trovi comunque pronto e oggettivo, come lo abbiamo sempre conosciuto e come speriamo continui ad essere nelle sue esternazioni.




Un caro saluto al Dott. Avoledo che speriamo presto poter leggere personalmente su queste pagine

Il COMITATO DIRETTIVO DELL'INAT
[Modificato da INAT 03/09/2009 02:34]
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